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GIORGIO DE CHIRICO

L’ENIGMA VELATO

autore

CLAUDIO CRESCENTINI

«Bisogna lasciare spazio agli autentici contributi, quali Crescentini apporta ora con il suo nuovo libro, che è una vera ‘cornucopia’: ricchissimo infatti di notizie, derivanti da indagini condotte anche in ambiti fino ad ora trascurati dalla critica. Difficile riassumerli.»

Maurizio Calvesi

Il volume di Claudio Crescentini (Erreciemme edizioni, Roma, € 30,00) è pubblicato in occasione dei 120 anni dalla nascita (1888) e i trentanni dalla morte (1978) di Giorgio de Chirico. Promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Presidenza Provincia di Roma e dalla Fondazione Roma, con un saggio introduttivo del massimo esperto internazionale del Grande Metafisico, Maurizio Calvesi.
Il volume si pone come novità assoluta negli studi su de Chirico, con la pubblicazione di documenti, scritti autobiografici dell’artista e soprattutto con una ricca documentazione fotografica inedita per l’Italia, riguardante le opere dei suoi Maestri greci contemporanei: Costantino Volonakis, Giorgio Roïlòs, Nikèphoros Lytras, Nikolaos Gysis, Georgios Jacovidis. Da questi artisti presero avvio le prime esperienze pittoriche dechirichiane, vissute proprio all’ombra dell’arte simbolista e naturalista ellenica della seconda metà dell’Ottocento.
In questo modo lo studio di Crescentini si basa su di un’ottica analitica completamente innovativa rispetto al passato, rilevando l’importanza dell’enclave greco anche nell’ambito dell’avanguardia parigina, con la quale de Chirico verrà in contatto proprio all’inizio degli anni Dieci in relazione diretta con Guillaume Apollinaire, amico e scopritore di molti artisti d’origine ateniese. Si tratta di una “filiera” come bene spiega l’autore stesso, di conoscenze, amicizie e intrecci culturali che vede come co-protagonisti assoluti, insieme a de Chirico, Pablo Picasso, il critico Christian Zervos – fra gli uomini di punta della cultura greca a Parigi e fondatore dei “Cahiers d’Art” – il gallerista Paul Guillaume e l’artista Francis Picabia.
Fondamentale anche il riscontro documentario di Claudio Crescentini sulla nascita della Metafisica di de Chirico a Firenze nel 1910, e non a Milano nel 1909 – così come alcuni critici recentemente hanno, in maniera erronea, sancito – basata sulla lettura diretta delle lettere e degli scritti di de Chirico di questo periodo, comparata con i primi dipinti metafisici dedicati all’”Enigma” e alle “Piazze”. Con in più la contestualizzazione della conoscenza, da parte dell’artista, del pensiero nicciano e dello studio dell’architettura dipinta, iniziato a Roma nel 1909 durante un viaggio studio e grazie alla “rivelazione” delle opere di Raffaello (Stanze in Vaticano) e di Michelangelo (Cappella Sistina e architetture romane). Il contesto è importante e rileva un ulteriore elemento di analisi da parte di Crescentini, l’importanza del milieu artistico e culturale della città di Roma proiettata anche nei decenni successivi: negli anni Venti con l’ambiente dei fratelli Bragaglia, Massimo Bontempelli e Luigi Pirandello e, negli anni Quaranta con quello che l’autore definisce “L’enigma francescano”, l’inizio di un nuovo percorso cognitivo e conoscitivo da parte di de Chirico che porterà l’artista alla definizione di una diversa forma di arte sacra, colta, intellettuale e soprattutto cultuale, mai analizzato in precedenza così in profondità e che porta ad un riscontro delle coeve tematiche e iconografie di de Chirico con il pensiero e la parola di San Francesco.

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